DEMOCRAZIA, LEGALITA', PROGRESSO

Pensiero politico

Dal momento che ricopro la carica di Consigliere delle Circoscrizione 8 di Torino e quindi sono un rappresentante dei cittadini all'interno delle istituzioni, mi pare opportuno esplicitare nella forma più completa possibile il mio pensiero politico.  Il testo che segue è una breve presentazione del modo in cui io vedo i principali temi di interesse politico e di quali siano, a mio avviso, le linee di pensiero attraverso le quali questi dovrebbero essere declinati nella pratica amministrativa. Ora, sebbene io creda fermamente che sia opportuno cercare di distinguere la sensibilità politica da quella personale, non si può negare che la percezione che si ha della realtà, della società e delle persone, influenzi in modo sostanziale il pensiero politico. Di conseguenza la trattazione che segue non si limita ad analizzare problematiche di interesse pubblico e a proporre delle soluzioni, ma, come mi pare corretto fare, proporrà  un’esposizione la più ampia possibile della mia sensibilità sui vari argomenti, con riferimenti anche alla sfera morale, sociale e del costume, illustrando la mia personale visione circa le differenti questioni.
Questo documento NON è uno strumento di propaganda elettorale, ma un gesto di trasparenza, elaborato al fine di consentire a coloro che mi hanno votato (o magari non l'hanno fatto ma sono comunque interessati a conoscere chi li rappresenta nelle istituzioni) o potrebbero eventualmente volerlo fare in fututo, di avere contezza con la massima chiarezza possibile le mie posizioni politiche.

“La Serietà Giovane”




"I giovani non hanno bisogno di sermoni, i giovani hanno bisogno di esempi di onestà, di coerenza e di altruismo."
Sandro Pertini, Messaggio di fine anno agli italiani, 31 dicembre 1978



La presente sezione, si articola in tre parti, che rappresentano i vari ambiti il cui il mio pensiero politico vene declinato:

1)      Visione della Politica
2)      Valori di riferimento
3)      Temi di particolare interesse.

Anche se si potrebbe obiettare che la sez. numero 2 dovrebbe essere la prima in ordine di importanza, e probabilmente lo è, ritengo doveroso iniziare a descrivere quella che è la mia personale visione della politica e dell’agire politico, perché, di fatto, la battaglia per il rinnovamento della politica, sia in termini di persone che di metodi, è attualmente, forse, una delle maggiori priorità del paese e, certo, la battaglia che sto conducendo con più fervore.
In tale capitolo, cercherò, quindi, di specificare come, nella mia impostazione, vedo la politica, quale dovrebbe essere il compito dei partiti e come gli uomini (e donne) politici dovrebbero interpretare il loro ruolo, declinando questi principi nella situazione contingente e proponendo delle soluzioni. Il titolo del Blog, in qualche modo, richiama i concetti di che ivi illustrerò.
Nel secondo paragrafo, forse il più importante, tenterò di esplicitare quali sono i valori che mi contraddistinguono e che sono il faro del mio agire politico. I tre valori principali, ossia, Democrazia, Legalità e Progresso sono riportati più volte nelle pagine del Blog.
Infine, nel terzo capitolo, illustrerò il mio pensiero su ambiti più specifici, che io ritengo di particolare interesse, quali l’ambiente, la laicità, l’economia, la difesa dei beni comuni, i diritti, ecc. ed espliciterò le mie convinzioni a riguardo.



PARTE I: VISIONE DELLA POLITICA


Per introdurre l’argomento, vi propongo la mia personale analisi delle ultime elezioni, ossia il voto amministrativo dello scorso maggio, dal quale seguiranno alcune deduzioni, che, nei paragrafi seguenti, cercherò di sviluppare in modo più approfondito.


1.1           Analisi delle Elezioni Amministrative del 2012 e prime considerazioni


Partirò illustrando i fatti.

Il PdL e la Lega sono, di fatto, scomparsi, il che prova che non sono stati in grado di sopravvivere alla caduta dei loro “padri” (Berlusconi e Bossi) e al fatto di essere travolti da quattro anni di governo inqualificabile dal punto di vista economico, politico, sociale ed etico e da una lunga serie di scandali!
La “ridiscesa in campo” paventata da Berlusconi appare come un tentativo di tenere unito un partito alla sbando (condita, peraltro, del solito tripudio di baldanza e di autocelebrazione tipico del personaggio), ma, ahimè, l’esperienza ci insegna che l’operazione potrebbe rivelarsi in certo modo efficace, quindi, invito a stare in guardia. Nemmeno la Lega la darei ancora per morta!

Mi pare altresì chiaro che il progetto del cosiddetto “Grande Centro” non abbia riscosso un deciso consenso nell’elettorato; inoltre, ora come ora, la fantomatica “Cosa Bianca” appare come un progetto alquanto chimerico. Invito la dirigenza del PD, a cominciare dal segretario nazionale, a valutare attentamente se un’alleanza con quell’area sia opportuna!

Sul PD, per ora mi limito a dire che esso ha, in qualche modo, tenuto la linea, ma questo lo attribuirei al fatto che non ha governato per gli ultimi 4 anni e perché è stato in qualche misura meno travolto dagli scandali, almeno recentemente. Certo, però, non si può parlare a cuor leggero di “vittoria” e, come spiegherò più avanti, posso facilmente profetizzare che, se non cambia marcia, alle prossime elezioni politiche, il PD farà la fine del PdL!

Veniamo ora all’antipolitica, con cui indico collettivamente (commettendo un’evidente forzatura della quale mi scuso, ma sull’argomento tornerò più approfonditamente) fenomeni quali l’Astensionismo, il Grillismo, l’Antipartitismo ed il proliferare di Liste Civiche, tutti aspetti dello stesso problema ed i veri vincitori (non ci sono dubbi) di queste elezioni!

Esordisco con un paio di considerazioni generali sull’antipolitica. Essa mi irrita per due ordini di ragioni: innanzi tutto essa si fonda sul più o meno esplicito concetto che la società civile sia “migliore” della politica. Faccio presente che in un regime democratico (pur macroscopicamente imperfetto come il nostro), la politica è uno specchio della società e se la politica è poco credibile (e lo è!), significa che anche la società da cui trae origine è soggetta a qualche problema. In secondo luogo, l’antipolitica presuppone il concetto che dei partiti di possa fare a meno: bene, mi spiegate quali altre forme di intermediazione presupponete che debbano intervenire al loro posto, preservando la democrazia.

Perché, la vogliamo preservare, vero? 

Ma, soprattutto, rilevo un fatto. La situazione attuale presenta moltissime analogie con quella di vent’anni fa, quando un’intera classe politica fu travolta (ma, ahimè, non spazzata via!) dagli scandali giudiziari e politici, anche in quel caso, in una situazione economica difficile. Il risultato fu che, invece di pretendere la sostituzione totale della classe dirigente con una nuova leva seria e onesta, gli Italiani si affidarono ad un imprenditore, immagine di un certo “sogno” italiano, col sorriso sulle labbra, la battuta facile e la promessa di una non meglio precisata “rivoluzione liberale”, che in qualche modo evocava un paradiso di individualismo sfrenato. I risultati di tutto ciò li conoscete tutti, ma, forse, il più grave è di avere cristallizzato quella stessa classe politica fallimentare fino ad oggi!

Ed oggi arriva un comico, con la battuta ancora più facile, la tendenza ad affermare che i politici sono tutta feccia e ad evocare chissà quali prospettive di cambiamento!

Non vedete alcuna analogia in questo?

Sembra che gli Italiani siano un popolo che fa fatica ad imparare dai propri errori!

Ma, la domanda, che è fondamentale porsi, a questo punto, è la seguente: perché si è determinata cotale situazione? 

Infatti, se l’antipolitica non è una soluzione del problema (ma semmai un suo aggravarsi), oltre che una tendenza deleteria e pericolosa, questo non significa che la politica ed i partiti non se la siano cercata!

La situazione attuale è figlia di una sfilza interminabile di schifezze, di manifestazioni di incompetenza (sarebbe riduttivo definirli errori!) e di comportamenti poco commendevoli, quando non di scandali. I Partiti Politici sono percepiti come comitati d’affari, come caste di privilegiati, come ricettacoli di immoralità e come dinosauri incapaci di dare risposte ai cittadini.

Il problema è che, ahimè, in larga misura questo è proprio vero, pur nel senso che preciserò fra poco!
E’ inutile girarci intorno, la politica ha dato un pessimo spettacolo di sé e gli esempi sarebbero pressoché infiniti.

A livello nazionale, basta vedere l’esito dell’ultima assemblea Nazionale del PD, in cui si è trovato un espediente assolutamente strumentale per non mettere al voto alcuni ordini del giorno “scomodi”, ad esempio quelli concernenti le primarie

A livello locale, la recente lista “Sì TAV”, formata insieme al PdL, presso il Comune di Avigliana. Ora, pur essendo molto distante dall’essere un “NO TAV” e nutrendo ben poca affinità con quel movimento, se abitassi ad Avigliana non credo che avrei potuto sostenere una lista del genere, anche se “ufficiale” del mio partito e sembra che gli elettori l’abbiano pensata nello stesso modo! Per non parlare poi, delle conseguenti purghe “staliniane” (Vedasi il documento a questo link).

Questi fatti, a mio avviso, dimostrano che, forse, ci sta un po’ sfuggendo la realtà!

Ovviamente non si può non ricordare la scelta strategica fondamentale, pur comprensibile dal punto di vista della “responsabilità”, di appoggiare un governo di impronta nettamente Liberista (leggasi “di destra”), tecnocratico, soggetto agli interessi del mercato e delle banche.

E’ chiaro che, in questo contesto, la politica non può che continuare a perdere credibilità e fanno bene i cittadini ad essere infuriati con noi!

Mi perdonerete se sarò duro, spero che nessuno se la prenderà a male, ma vi devo confessare che, vedendo e sentendo queste cose, il mio stomaco è incorso in un grave imbarazzo! I sentimenti sono di sconforto, di depressione, mi sorprendo a chiedermi se vale davvero la pena impegnarsi in politica in queste condizioni!
Sì, perché, vi posso assicurare che oggi fare politica è veramente difficile, sotto tutti i punti di vista e, la cosa più frustrante è il fatto che, quelle persone che si impegnano quotidianamente da mattina a sera nella politica e nell’amministrazione con fede, impegno e disciplina, sono disprezzati, aggrediti verbalmente e, talvolta, fisicamente, per ciò che fanno i loro partiti o più precisamente le loro classi dirigenti!

Perché il problema è sempre quello: LE FACCE!!!

La nostra classe dirigente, in particolare, è bloccata da un ventennio, terrorizzata da qualsiasi istanza di innovazione, balcanizzata in innumerevoli correnti, componenti ed aree in perenne conflitto fra di loro, aggrappata colle unghie e con i denti alle sue posizioni e, pertanto, pregiudizialmente ostile all’emergere di quelle personalità che potrebbero dare uno slancio al nostro partito ed alla nostra coalizione. E, ahimè, spesso i loro esponenti danno l’impressione (nella maggior parte dei casi, mi auguro, non corrispondente alla realtà!) di essere molto più interessati alla tutela di determinati interessi economici e politici, piuttosto che al bene comune, come gli innumerevoli e recenti scandali (soprattutto nel campo del centrodestra, ma non solo) sembrano evidenziare.

QUESTA CLASSE DIRIGENTE HA FALLITO!!!

Non è più credibile, non è più in grado di intercettare consenso, di offrire una soluzione alle difficoltà del mondo moderno.

I PARTITI NON SONO CREDIBILI, PERCHE’ NON LO SONO PIU’ I LORO VERTICI!

La soluzione, quindi, non è di buttare a mare i partiti, ma di RIFONDARLI. I partiti devono continuare ad essere l’elemento fondamentale della nostra democrazia, ma non possono rimanere uguali a ciò che sono stati negli ultimi vent’anni!

Se non si fa questo, i partiti sono destinati a morire e con loro la democrazia, trascinando il paese in una cupa epoca di tenebre. Già vi sono molti segnali inquietanti che stanno emergendo, non solo gli esiti elettorali. Pensate agli incidenti del I maggio, in cui è stato aggredito lo spezzone del PD, pensate all’ondata di suicidi e di follia legati alla situazione economica (su cui però bisognerebbe, forse, avere una visione più puntuale rispetto a quella che ci riportano i giornali), pensate ai recenti attentati di matrice eversiva!

Non so voi, ma io sento un brivido percorrermi la schiena!

Allora, come si può tentare di arginare tutto questo? Come si possono rifondare i Partiti e così salvarli? 

Ritorniamo all’analisi degli esiti elettorali.

Innanzi tutto si osserva che il PD ha tenuto (pur con qualche notevole eccezione), laddove si è presentato con una coalizione di sinistra.

Questo dovrebbe essere indicativo di qual è la direzione in cui cammina le sensibilità dell’elettorato, che è, sostanzialmente, la stessa che ha portato Hollande alla Presidenza della Repubblica Francese. Un moto di rigetto verso la dittatura del mercato e della finanza, degli interessi bancari e corporativi e di una politica di cieco rigore che fa gravare il peso della crisi in primo luogo sui più deboli.

Secondo spunto che ricaviamo da queste elezioni, è che gli elettori sono arcistufi di messaggi incerti e contradditori. Mi ha lasciato esterrefatto leggere quanto La Stampa ha riferito, ossia che un dirigente del PD ammette che "il crollo del PdL preoccupa molto, non si sa quanto possano reggere dopo questo voto"! Quando mai un partito si preoccupa per la sconfitta dei suoi avversari e per quanto essi possano reggere? Dovremmo impazzire di gioia e, se sono\siamo davvero convinti di avere vinto le elezioni amministrative, non solo non ci dovremmo preoccupare delle elezioni politiche, ma dovremmo augurarcele!

Credo che sarebbe opportuno che la semplicità (che non vuol dire superficialità!) torni ad essere una categoria della politica!

Il proliferare delle liste civiche e dei Grillini ci insegna che i cittadini, seppure schifati dalla politica tradizionale, hanno una grande voglia di partecipazione. I partiti devono essere in grado di aprirsi verso la società che vuole contribuire a determinare i destini collettivi, attraverso le primarie, certo, ma anche trovando nuovi metodi di partecipazione e di condivisione delle scelte, che non siano i soliti circoli ristretti di tesserati (che infatti, ahimè, stanno morendo!), le direzioni di partito o i convegni dove ci parliamo solamente addosso!
Infine il punto centrale.

Guardando anche solo a livello locale è emerso assai chiaramente come nel PD gli unici a vincere siano i giovani, gli unici a cui gli elettori possano ancora credere! A Grugliasco, nella lista del PD, i primi tre eletti sono under 30, a Caselle la prima degli eletti ha 30 anni, a Cavagnolo 28! Per non parlare degli innumerevoli ragazzi eletti nei consigli di circoscrizione l’anno scorso! I giovani sono, ormai, gli unici che convincono e sono quindi i soli che possono dare una speranza al nostro partito!

Il punto fondamentale della rifondazione dei partiti quindi è il RINNOVAMENTO!

Rinnovamento totale e definitivo della classe dirigente, con la sostituzione pressoché integrale di quella attuale, introducendo facce nuove, gente giovane, preparata, seria, competente e responsabile!

Rinnovamento totale e definitivo nei metodi, nelle modalità di rapporto con l’elettorato e all’interno dei partiti, con un cambiamento totale di linguaggio e di strumenti comunicativi

Non si offenda nessuno, ma se ci dovessimo ripresentare alla elezioni legislative dell’anno prossimo con le facce dei vari Bersani, D’Alema, Veltroni, Fioroni e compagnia, allora sarebbe davvero la fine nostra e di tutta la politica. Hanno fatto la loro parte, in alcuni casi bene, ma il loro tempo è ormai passato!

Il rinnovamento è già in corso e, secondo me, è ormai inevitabile, ma bisogna favorirlo e soprattutto non contrastarlo, altrimenti potrebbe essere troppo tardi! Non mi piacciono termini quali “rottamare”, ma, per sottolineare l’urgenza della situazione, sono costretto ad usare un’espressione forte: MANDIAMOLI A CASA!!!

Questo, a parere dello scrivente, è il messaggio che i cittadini ci hanno lanciato in queste elezioni e l’unica strada per evitare che il paese precipiti nel baratro!

E per fare questo ci sarà bisogno di tutti, soprattutto della partecipazione di tutti!

Nei prossimi paragrafi, cercherò di sviluppare in modo più approfondito tali concetti.



1.2            GIUDIZIO SUL GOVERNO MONTI

Oggi, o almeno fino a qualche settimana fa, il tema dominante, all’interno del PD e di tutto l’agone politico era il “giudizio sul Governo Monti”. Mi sembra opportuno, quindi, chiarire subito questo punto.

Il giorno della caduta di Berlusconi, fu un giorno di grande gioia per me e, soprattutto, di grande sollievo. La festa popolare che si scatenò per le strade di Roma, sotto il Quirinale, fu la giusta condivisione collettiva di un momento, così a lungo atteso, che per me e, credo, per molti altri, rappresentò un momento di liberazione dalle tenebre della corruzione, dell’immoralità e della rovina.

Accanto ai sentimenti di sollievo, però, subito si affacciarono quelli di inquietudine. Non si era trattato della rovinosa caduta sotto la pressione di un’opinione pubblica ed un parlamento finalmente consapevoli della realtà, ma, piuttosto, di un’operazione, orchestrata, in qualche modo, dal Capo dello Stato, giustificata da una situazione di estrema difficoltà economica e sociale che solo le dimissioni del tragico governo in carica, avrebbero potuto, forse, arginare.

In qualche modo, sembrava già tutto scritto, tutto tracciato verso questo fantomatico governo di salvezza nazionale, di cui, in realtà, si vociferava da tempo. Il mio partito, in quel difficile frangente, dovette prendere una decisione assai difficile, per molti aspetti amara; fu chiamato “gesto di responsabilità”, ma, a mio modo di vedere, era esattamente ciò cui, una buon parte del partito, ambiva da molto tempo.

Io compresi le ragioni di quella decisione, ma, fin da subito, fui consapevole delle criticità che essa presentava ed ebbi paura di quella che avrebbe potuto essere l’evolversi della situazione. Le mie paure nascevano da considerazioni prettamente politiche. Quella “strana maggioranza” (per altro del tutto legittima da un punto di vista costituzionale, visto che i governi sorgono e cadono in parlamento e non nelle urne!) era costruita tramite l’asse tra il PD ed il PdL, ossia quel partito che, a modo di vedere di chi scrive, aveva condannato il paese ad un incancrenimento morale, culturale e del rispetto civico, portandolo sull’orlo del baratro. Inoltre, avevo avuto modo di sentire parlare e di leggere Mario Monti in alcune circostanze e l’impressione che ebbi fu di un uomo, certo, molto stimabile e competente sul piano professionale, ma con valori assolutamente divergenti dai miei: un uomo di destra (“vera”, si intende, non come Berlusconi), di ispirazione fortemente liberale, il cui obiettivo principale era di tutelare i mercati e le banche, a scapito dei diritti e della qualità della vita degli strati sociali inferiori.

Le mie previsioni, come immodestamente spesso accade, furono, ahimè, azzeccate, anzi, le cose andarono perfino oltre e le mie paure si rivelarono completamente giustificate. Provvedimenti quali la riforma delle pensioni, la Spending Review, i tagli alla sanità, la Riforma del Welfare, la penalizzazione degli enti locali, ecc., mentre nulla si è fatto per attaccare i privilegi delle classi più abbienti, redistribuire la ricchezza, colpire i giganteschi patrimoni e le rendite, ne sono la più evidente dimostrazione. Oh, io non sono affatto ostile alla tassazione, ma forse, bisognerebbe andare a colpire gli altissimi redditi, i grandi patrimoni ed il lusso, piuttosto che tartassare gli immobili della povera gente. E tutto, giustificato dalla venerazione di una nuova divinità spauracchio: “lo Spread”. Al fine supremo di ridurre lo spread, tutto si è giustificato, peccato che, fino a qualche settimana fa, lo spread si trovasse a livelli confrontabili con quelli di un anno fa e abbia dimostrato di avere un andamento erratico e schizofrenico, sensibile ad ogni minimo battito d’ali di farfalla che si verifica in Europa e nel Mondo.

E’ evidente che il debito pubblico non deve essere aumentato e, dove è possibile, diminuito (altrimenti annienteremmo anche il futuro delle prossime generazioni, dopo aver già distrutto quello della nostra), ma ciò deve essere fatto in modo progressivo e NON sotto la dittatura dei mercati (dai quali, evidentemente, i signori sopracitati sono “influenzati”), per migliorare l’equità, i diritti sociali e per redistribuire la ricchezza.
L’unico risultato positivo che mi sento di attribuire a questo governo, è stato, apparentemente, un’azione finalmente efficace di contrasto all’evasione fiscale.

Ma, laddove il Governo Monti ha davvero toccato il fondo, è stata la totale mancanza di rispetto dimostrata nei confronti degli Enti Locali. L’ulteriore drastico taglio dei trasferimenti, con la beffa che il gettito dell’IMU andrà per metà allo stato centrale, che ha messo in ginocchio i comuni, molti dei quali hanno fatto davvero fatica a chiudere i bilanci e ora si trovano sulla soglia del default (anche a causa del famigerato patto di stabilità, che questo governo ha confermato). Per non parlare poi, dell’abolizione, di punto in bianco (con un’operazione, a mio modo di vedere, ben al di là della legittimità costituzionale) dei consigli provinciali eletti e delle giunte e del taglio, scongiurato in calcio d’angolo, ma solo per questo mandato, delle retribuzione degli amministratori circoscrizionali, operazione che avrà l’effetto di arrestare totalmente ogni tipo di ricambio della classe politica locale e di fare sì che solo i pensionati ed i ricchi potranno permettersi di impegnarsi nella politica e nell’amministrazione!

Tutto ciò denota una scarsissima considerazione per la partecipazione democratica, perché gli organi degli enti locali sono soggetti ad elezione e ciò dimostra mancanza di rispetto per la volontà dei cittadini. Del resto, anche altri atteggiamenti del governo Monti sono improntati a questa logica, come i continui ricorsi ai decreti legge e i voti di fiducia, il crescente fastidio che il Presidente del Consiglio dimostra nei confronti dei partiti e del Parlamento, per non parlare poi, della sensazione che lui ed il Capo dello Stato (iperattivo rispetto alla sonnolenza dimostrata ai tempi del governo Berlusconi), stiano “lavorando” per ridurre al minimo la campagna elettorale (magari anticipando le elezioni), quindi la dialettica democratica e preparare la strada ad un nuovo governo Monti! Questa è una logica accentratrice ed aziendalista, addirittura peggiore di quella messa in campo dal governo Berlusconi! Me la posso aspettare da un governo fatto di tecnici liberali, ma il PD che fa in questo contesto?

Altro che Monti bis, occorre andare in una direzione totalmente diversa!





UNDER CONSTRUCTION!

Ho deciso di pubblicare la pagina "Pensiero Politico" a "puntate", anche perchè possiate prenderne visione un po' alla volta, senza "subire" il peso del testo completo!

A prestissimo, per il proseguimento, dunque...





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Per conoscere con precisione la mia attività politica, vi invito a vistare la pagina: Attività Politica. 

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